Volume 3

Edizione Giuntina
    e di travi molto ben contrafatto. Nella tavola della medesima cap-
    pella, la quale egli dipinse a olio, è un Cristo morto lavorato e con-
    dotto con molta pratica e diligenza. Parimente nella Trinità di Roma
    è di sua mano, in una tavoletta, la coronazione di Nostra Donna.
5   Ma che bisogna o che si può di costui altro raccontare? Basta che
    quanto fu vago di cicalare, tanto fu sempre nimico di lavorare e del
    dipignere. E perché, come si è detto, si pigliava piacer Michelagnolo
    delle chiacchiere di costui e delle burle che spesso faceva, lo teneva
    quasi sempre a mangiar seco; ma essendogli un giorno venuto costui
10   a fastidio, come il più delle volte vengono questi cotali agl'amici e
    padroni loro col troppo e bene spesso fuor di proposito e senza di-
    screzione cicalare - perché ragionare non si può dire, non essendo in
    simili per lo più né ragione né giudizio -, lo mandò Michelagnolo
    per levarselo dinanzi, allora che aveva forse altra fantasia, a compe-
15   rare de' fichi; et uscito che Iacopo fu di casa, gli serrò Michelagnolo
    l'uscio dietro, con animo, quando tornava, di non gl'aprire. Tornato
    dunque l'Indaco di piazza, s'avvide, dopo aver picchiato un pezzo
    la porta invano, che Michelagnolo non voleva aprirgli; per che ve-
    nutogli collera, prese le foglie et i fichi, e fattone una bella distesa in
20   sulla soglia della porta si partì e stette molti mesi che non volle fa-
    vellare a Michelagnolo; pure finalmente rapattumatosi, gli fu
    più amico che mai. Finalmente essendo vecchio di 68 anni, si morì
    in Roma.
    Non dissimile a Iacopo fu un suo fratello minore, chiamato per
25   proprio nome Francesco e poi per sopranome anch'egli l'Indaco,
    che fu similmente dipintore più che ragionevole: non gli fu dissimile,
    dico, nel lavorare più che malvolentieri e nel ragionare assai; ma in
    questo avanzava costui Iacopo, perché sempre diceva male d'ognuno
    e l'opere di tutti gl'artefici biasimava. Costui dopo avere alcune cose
30   lavorate in Monte Pulciano, e di pittura e di terra, fece in Arezzo per
    la Compagnia della Nunziata, in una tavoletta per l'Udienza, una
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Edizione Torrentiniana
    è un palco di legno di travi con molta vivacità contrafatto; e questo la-
    vorò egli in muro. E così a olio in detta cappella è la tavola di sua mano
    molto ben fatta e condotta, che merita commendazione assai, nella quale
35   fece un Cristo morto. Et alla Trinità in Roma è di sua mano una
    tavoletta, dentrovi la coronazione di Nostra Donna. E così s'andò pas-
    sando il tempo con dilettarsi più del dire che del molto fare. Per che
    trattenendo egli Michele Agnolo, mangiavano quasi sempre insieme: ma
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