Volume 3

Edizione Giuntina
    che non fece egli nella tavola, come a suo luogo si dirà. Nella mede-
    sima città fece Lorenzo, e nella chiesa medesima alla cappella de'
    Rossi, in una tavola, la Nostra Donna, San Jacopo, San Giorgio,
    San Bastiano e San Girolamo: la quale opera è la migliore e di più
5   dolce maniera di qualsivoglia altra che costui facesse già mai.
    Andato poi Lorenzo al servigio del signor Francesco Gonzaga mar-
    chese di Mantoa, gli dipinse nel palazzo di San Sebastiano, in una
    camera lavorata parte a guazzo e parte a olio, molte storie. In una è la
    marchesa Isabella ritratta di naturale, che ha seco molte signore che
10   con varii suoni cantando fanno dolce armonia; in un'altra è la dea La-
    tona che converte, secondo la favola, certi villani in ranocchi; nella
    terza è il marchese Francesco, condotto da Ercole per la via della virtù
    sopra la cima d'un monte consecrato all'eternità. In un altro quadro
    si vede il medesimo marchese, sopra un piedistallo, trionfante con un
15   bastone in mano, e intorno gli sono molti signori e servitori suoi con
    stendardi in mano, tutti lietissimi e pieni di giubilo per la grandezza
    di lui; fra i quali tutti è un infinito numero di ritratti di naturale.
    Dipinse ancora nella sala grande, dove oggi sono i Trionfi di mano
    del Mantegna, due quadri, cioè in ciascuna testa uno. Nel primo, che
20   è a guazzo, sono molti nudi che fanno fuochi e sacrifizii a Ercole, et
    in questo è ritratto di naturale il marchese con tre suoi figliuoli,
    Federigo, Ercole e Ferrante, che poi sono stati grandissimi et illu-
    strissimi signori; vi sono similmente alcuni ritratti di gran donne.
    Ne l'altro, che fu fatto a olio molti anni dopo il primo, e che fu quasi
25   dell'ultime cose che dipignesse Lorenzo, è il marchese Federigo fatto
    uomo, con un bastone in mano come generale di Santa Chiesa sotto
    Leone Decimo; et intorno gli sono molti signori ritratti dal Costa
    di naturale. In Bologna, nel palazzo di messer Giovanni Bentivogli
    dipinse il medesimo, a concorrenza di molti altri maestri, al-
30   cune stanze, delle quali per essere andate per terra con la rovina di
    quel palazzo non si farà altra menzione. Non lascerò già di dire che
    dell'opere che fece per i Bentivogli rimase solo in piedi la cappella
    che egli fece a messer Giovanni in San Iacopo, dove in due storie
    dipinse due Trionfi tenuti bellissimi, con molti ritratti. Fece anco in
35   San Giovanni in Monte l'anno 1497 a Iacopo Chedini in una cap-
    pella - nella quale volle dopo morte essere sepolto - una tavola,
    dentrovi la Nostra Donna, San Giovanni Evangelista, Sant'Agostino
    et altri Santi. In San Francesco dipinse in una tavola una Natività,
    San Iacopo e Santo Antonio da Padova. Fece in S. Piero per Dome-
40   nico Garganelli, gentiluomo bolognese, il principio d'un cappella
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