Volume 3

Edizione Giuntina
    con belle e commode considerazioni, e la stravaganza delle scale
    sono bene intese e piacevoli più che altre che fussino state fatte insino
    al suo tempo. Le sale sono grande e magnifiche, e gl'appartamenti
    delle camere utili et onorati fuor di modo: e per dirlo in poche parole,
5   è così bello e ben fatto tutto quel palazzo quanto altro che insin a ora
    sia stato fatto già mai. Fu Francesco grandissimo ingegneri, e mas-
    simamente di machine da guerra, come mostrò in un fregio che di-
    pinse di sua mano nel detto palazzo d'Urbino, il qual è tutto pieno
    di simili cose rare apartenenti alla guerra. Disegnò anco alcuni libri
10   tutti pieni di così fatti instrumenti, il miglior de' quali ha il signor
    duca Cosimo de' Medici fra le sue cose più care.
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Edizione Torrentiniana
    Era Francesco persona che faceva l'arte più per ispasso e per piacere
    sendo ben nato e di sufficienti facultà dotato - che per avarizia o altro
    comodo che trar ne potesse. Laonde cercò ancora di dare opera alla pit-
15   tura, e fece alcune cose, non così perfette però come nella scultura e nella
    architettura. Per il che, avendo egli avviamento per il duca Fe-
    derigo di Urbino, andò a' servigi di quello; et il mirabile palazzo d'Urbi-
    no, fattone prima il modello, gli condusse quale e' si vede: il che fu ca-
    gione di non manco farlo tener vivo fra gli uomini per tal memoria che
20   per la stessa scultura sua. E se vi avesse atteso, non è dubbio ch'egli non
    ne fosse restato sempre famoso, attesoché infiniti scrittori - per l'Acade-
    mia che in tal luogo in quel tempo si ritrovò - hanno talmente celebrato
    l'edificio, che ben può Francesco di tale opera quanto altro artefice con-
    tentarsi. Egli ricevette da quel principe infinite carezze, essendo quello
25   amator singularissimo di tali uomini; et inoltre, perché a Siena se ne
    tornò con premio, meritò per gli onori e pel grado che a Siena sua patria
    aveva acquistato, essere eletto de' Signori di quella città. Ma pervenuto
    finalmente ad età d'anni XLVII, per un male ch'alle gambe gli venne
    indebolì talmente che poco tempo durò, né gli valsero o bagni o altri
30   rimedii alla vita. Furono da lui le statue e l'architetture fatte l'anno
    MCCCCLXX. Et acquistonne questo epitaffio:
    QUAE STRUXI URBINI AEQUATA PALATIA COELO
    QUAE SCULPSI E MANIBUS PLURIMA SIGNA MEIS
    ILLA FIDEM FACIUNT UT NOVI CONDERE TECTA
35   AFFABRE ET SCIVI SCULPERE SIGNA BENE.
    Lasciò suo compagno e carissimo amico Iacopo Cozzerello, il quale
    attese alla scultura et alla architettura similmente, e fece alcune figure di
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