Volume 3

Edizione Giuntina
    essendosi ancora morta la madre non molto dopo averlo partorito.
    Rimaso dunque costui in governo d'una mona Lapaccia sua zia, so-
    rella di Tommaso suo padre, poi che l'ebbe allevato con suo disagio
    grandissimo, quando non potette più sostentarlo, essendo egli già
5   di 8 anni lo fece frate nel sopradetto convento del Carmine;
    dove standosi, quanto era destro et ingenioso nelle azzioni di mano
    tanto era nella erudizione delle lettere grosso e male atto ad imparare,
    onde non volle applicarvi lo ingegno mai né averle per amiche. Que-
    sto putto, il quale fu chiamato col nome del secolo Filippo, essendo
10   tenuto con gl'altri in noviziato e sotto la disciplina del maestro
    della gramatica pur per vedere quello che sapesse fare, in cambio
    di studiare non faceva mai altro che imbrattare con fantocci i libri
    suoi e degl'altri; onde il priore si risolvette a dargli ogni commo-
    dità et agio d'imparare a dipignere. Era allora nel Carmine la cap-
15   pella da Masaccio nuovamente stata dipinta, la quale, perciò che
    bellissima era, piaceva molto a fra' Filippo; laonde ogni giorno per
    suo diporto la frequentava, e quivi esercitandosi del continovo in
    compagnia di molti giovani che sempre vi disegnavano, di gran lunga
    gl'altri avanzava di destrezza e di sapere, di maniera che e' si teneva
20   per fermo che e' dovesse fare col tempo qualche maravigliosa cosa:
- pagina 328 -

Edizione Torrentiniana
    senza alcuna custodia, essendosi ancora morta la madre non molto lonta-
    no al suo partorillo. Rimase dunque costui in governo d'una mona La-
    paccia sua zia, sorella di Tommaso, la quale con grandissima calamità lo
    allevò in disagio grandissimo; e quando non potette più sostentarlo,
25   essendo egli già di VIII anni lo fece frate nel sopradetto convento del
    Carmine. Era questo fanciullo molto destro et ingenioso nelle azzioni di
    mano, ma nella erudizione delle lettere grosso e male atto ad imparare,
    oltra che e' non volle applicarvi lo ingegno mai né averle mai per
    amiche. Lo chiamò il priore per lo medesimo nome che aveva quando si
30   vestì l'abito. E perché nel noviziato ogni giorno sui libri de' frati
    che studiavano si dilettava imbrattare le carte di quegli, il priore gli
    diè comodità ch'a dipignere attendesse. Era allora nel Carmino la cap-
    pella di Masaccio da lui nuovamente dipinta, la quale, perciò che bel-
    lissima era, piaceva molto a fra' Filippo; però ogni giorno per suo diporto
35   la frequentava, e quivi esercitandosi del continovo in compagnia di molti
    giovani che sempre vi disegnavano, di gran lunga li altri avanzava di
    destrezza e di sapere, di maniera che e' si teneva per fermo che e' do-
    vesse fare qualche maravigliosa cosa nel fine della virilità sua: ma negli
- pagina 328 -
pagina precedentepagina successiva