Volume 3

Edizione Giuntina
    di Santa Maria della Misericordia, della quale si è di sopra ragionato,
    avevano molti beni acquistato per molti lasci stati fatti da diverse
    persone della città per la divozione che avevano a quel luogo pio et
    agl'uomini di quello - che senza tema di niuno pericolo in tutte le
5   pestilenze governano gl'infermi e sotterrano i morti -, e che perciò
    volevano fare la facciata di quel luogo di pietra bigia per non avere
    commodità di marmi, tolse a fare quel luogo stato cominciato inanzi
    d'ordine tedesco, e lo condusse, aiutato da molti scarpellini da Set-
    tignano, a fine perfettamente, facendo di sua mano nel mezzo tondo
10   della facciata una Madonna col Figliuolo in braccio, e certi Angeli
    che le tengono aperto il manto, sotto il quale pare che si riposi il
    popolo di quella città, per lo quale intercedono da basso inginocchio-
    ni San Laurentino e Pergentino. In due nicchie poi, che sono dalle
    bande, fece due statue di tre braccia l'una, cioè San Gregorio papa e
15   San Donato vescovo e protettore di quella città, con buona grazia e
    ragionevole maniera. E per quanto si vede, aveva, quando fece que-
    ste opere, già fatto in sua giovanezza sopra la porta del Vescovado tre
    figure grandi di terracotta, che oggi sono in gran parte state consu-
    mate dal ghiaccio; sì come è ancora un San Luca di macigno, stato
20   fatto dal medesimo mentre era giovanetto e posto nella facciata del
    detto Vescovado. Fece similmente in Pieve, alla capella di San Biagio,
    la figura di detto Santo di terracotta, bellissima; e nella chiesa di
    S. Antonio lo stesso Santo, pur di rilievo e di terracotta, et un altro
    Santo a sedere sopra la porta dello Spedale di detto luogo.
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Edizione Torrentiniana
25   conducere al sommo, sono cavati degli infelici paesi loro e condotti
    ancora in que' luoghi dove e' possino comodamente farsi immortali. Il
    che volendo condurre il cielo, adopera sì diverse vie che e' non si può
    assegnarne regola, inducendo alcuni per via di amicizie o di parentadi,
    altri per esilii o per villanie fatteli da' suoi medesimi, altri per la povertà
30   e per infinite cagioni strane ad assentarsi da la patria. E certo che, se
    da questi scherzi del mondo non fosse stato più che oppressato Niccolò di
    Pietro Aretino, e' non sarebbe già mai uscito di Arezzo, né mai averebbe
    acquistato gloria né fama: anzi, come un cartoccio di qualche eccellente
    seme tenuto dalla dimenticanza dentro a la apertura d'un muro, sarebbe
35   sempre stato perduto. Ma il cielo e quella buona fortuna sua che lo voleva
    al tutto far grande, non essendo atta la città dove egli era nato per non
    vi essere maestri che gli insegnassero a condurlo al termine suo, oltra lo
    averlo fatto povero, lo fece talmente ancora ingiuriar da' parenti suoi,
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