Volume 3

Edizione Giuntina
    di Iacopo. Il quale, stracco dalle fatiche e dal continuo lavorare,
    si morì finalmente di anni sessantaquattro, et in Siena sua patria fu
    dagl'amici suoi e parenti, anzi da tutta la città, pianto et onoratamente
    sotterrato. E nel vero non fu se non buona fortuna la sua, che tanta
5   virtù fusse nella sua patria riconosciuta: poi che rade volte adiviene
    che i virtuosi uomini siano nella patria universalmente amati et
    onorati.
    Fu discepolo di Iacopo Matteo, scultore lucchese, che nella sua
    città fece l'anno 1444 per Domenico Galigano lucchese, nella chiesa di
10   San Martino, il tempietto a otto facce di marmo, dove è l'imagine di
    Santa Croce, scultura stata miracolosamente, secondo che si dice,
    lavorata da Niccodemo, uno de' settantadue discepoli del Salvatore;
    il quale tempio non è veramente se non molto bello e proporzionato.
    Fece il medesimo di scultura una figura d'un San Bastiano di marmo
15   tutto tondo di braccia tre, molto bello, per essere stato fatto con
    buon disegno, con bella attitudine e lavorato pulitamente. È di sua
    mano ancora una tavola, dove in tre nicchie sono tre figure belle
    affatto, nella chiesa dove si dice essere il corpo di S. Regolo, e la
    tavola similmente che è in S. Michele, dove sono tre figure di mar-
20   mo, e la statua parimente che è in sul canto della medesima chiesa
    dalla banda di fuori, cioè una Nostra Donna, che mostra che Matteo
    andò sforzandosi di paragonare Iacopo suo maestro.
    Niccolò Bolognese ancora fu discepolo di Iacopo e condusse a
    fine, essendo imperfetta, divinamente fra l'altre cose l'arca di marmo
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Edizione Torrentiniana
25   prima così ben maneggiata da alcuno, essendo egli molto gentil persona.
    Ora, per le fatiche già fatte stanco e vecchio divenuto, di questa vita
    all'altra passò, et in Siena, da' suoi cittadini con amare lagrime onorato,
    meritò sepolcro nel Duomo, non cessando eglino con epigrammi latini e
    rime volgari inalzare con debite lode le bellissime opere, la vita e gli
30   onestissimi costumi suoi, l'anno MCCCCXVIII. Il che hanno fatto ancora
    gli strani, come si vede per questo epitaffio:
    IACOBO QUERCIO SENENSI EQUITI CLARISSIMO STATUARIAEQUE AR-
    TIS PERITISS. AMANTISSIMOQUE UTPOTE QUI ILLAM PRIMUS
    ILLUSTRAVERIT TENEBRISQUE ANTEA IMMERSAM IN LUCEM ERUE-
35   RIT AMICI PIETATIS ERGO NON SINE LACHRYMIS P..
    Aggiunse Iacopo all'arte della scultura un modo molto di bella maniera,
    e levò gran parte di quella vecchia che avevano usata gli scultori inanzi
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