Volume 2

Edizione Giuntina
    cose che si lavoravano senza modo e senza disegno fanno conoscere
    non meno la povertà degl'ingegni loro le smisurate ric-
    chezze male spese dagl'uomini di que' tempi, per non avere avuto
    maestri che con buona maniera conducessino loro alcuna cosa che
5   facessero.
    Nicola, dunque, per l'opere che faceva di scultura e d'architettura
    andava sempre acquistando miglior nome che non facevano gli scul-
    tori et architetti che allora lavoravano in Romagna, come si può ve-
    der in S. Ipolito e S. Giovanni di Faenza, nel Duomo di Ravenna,
10   in S. Francesco e nelle case de' Traversari e nella chiesa di Porto, et
    in Arimini nell'abitazione del Palazzo Publico, nelle case de' Mala-
    testi et in altre fabriche, le quali sono molto peggiori che gl'edifizii
    vecchi fatti ne' medesimi tempi in Toscana. E quello che si è detto
    di Romagna, si può dire anco con verità d'una parte di Lombardia.
15   Veggiasi il Duomo di Fer[r]ara e l'altre fabriche fatte dal marchese
    Azzo, e si conoscerà così essere il vero e quanto siano differenti dal
    Santo di Padoa, fatto col modello di Nicola, e dalla chiesa de' Frati
    Minori in Venezia, fabriche amendue magnifiche et onorate.Molti
    nel tempo di Nicola, mossi da lodevole invidia, si missero con più
20   studio alla scultura che per avanti fatto non avevano, e particolar-
    mente in Milano, dove concorsero alla fabrica del Duomo molti
    nel tempo di Nicola, mossi da lodevole invidia, si missero con più
    studio alla scultura che per avanti fatto non avevano, e particolar-
    mente in Milano, dove concorsero alla fabrica del Duomo molti
25   Lombardi e Tedeschi, che poi si sparsero per Italia per le discordie
    che nacquero fra i Milanesi e Federigo imperatore. E così comin-
    ciando questi artefici a gareggiare fra loro, così nei marmi come nelle
    fabriche, trovarono qualche poco di buono. Il medesimo accadde
    in Firenze, poi che furono vedute l'opere d'Arnolfo e di Nicola, il
30   quale, mentre che si fabricava col suo disegno in sulla piazza di S. Gio-
    vanni la chiesetta della Misericordia, [v]i fece di sua mano in marmo
    una Nostra Donna, un S. Domenico et un altro Santo che la met-
    tono in mezzo, sì come si può anco veder nella facciata di fuori
    di detta chiesa.
35   Avendo al tempo di Nicola cominciato i Fiorentini a gettare per
    terra molte torri, già state fatte di maniera barbara per tutta la città,
    perché meno venissero i popoli mediante quelle offesi nelle zuffe che
    spesso fra' Guelfi e' Ghibellini si facevano o perch'e' fusse maggior
    sicurtà del publico, li pareva che dovesse esser molto dificile il rovi-
40   nare la torre del Guardamorto, la quale era in su la piazza si S. Gio-
    vanni, per avere fatto le mura così gran presa che non se ne poteva
    levare con i picconi, e tanto più essendo altissima; per che, facendo
    Nicola tagliar la torre da' piedi da uno de' lati, e fermatala con puntelli
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