Volume 2

Edizione Giuntina
    le pitture di chiaroscuro, ordinò e disegnò i principii del detto
    pavimento, e nel Duomo fece una tavola, che fu allora messa all'altare
    maggiore e poi levatane per mettervi il tabernacolo del Corpo di
    Cristo che al presente vi si vede. In questa tavola, secondo che scrive
5   Lorenzo di Bartolo Ghiberti, era una incoronazione di Nostra Donna
    lavorata quasi alla maniera greca, ma mescolata assai con la moder-
    na; e perché era così dipinta dalla parte di dietro come dinanzi, es-
    sendo il detto altar maggiore spiccato intorno intorno, dalla detta
    parte di dietro erano con molta diligenza state fatte da Duccio tutte
10   le principali storie del Testamento Nuovo in figure piccole molto
    belle. Ho cercato sapere dove oggi questa tavola si truovi, ma non ho
    mai, per molta diligenza che io ci abbia usato, potuto rinvenirla o
    sapere quello che Francesco di Giorgio scultore ne facesse quando
    rifece di bronzo il detto tabernacolo e quelli ornamenti di marmo
15   che vi sono. Fece similmente per Siena molte tavole in campo d'oro
    et una in Fiorenza in S. Trinita, dove è una Nunziata. Dipinse poi
    moltissime cose in Pisa, in Lucca et in Pistoia per diverse chiese,
    che tutte furono sommamente lodate e gl'acquistarono nome e utile
    grandissimo.
20   Finalmente non si sa dove questo Duccio morisse né che pa-
    renti, discepoli o facultà lasciasse: basta che, per avere egli lascia-
    to erede l'arte della invenzione della pittura nel marmo di chiaro
    e scuro, merita per tale benefizio nell'arte comendazione e lode in-
    finita, e che sicuramente si può annoverarlo fra i benefattori che
25   allo esercizio nostro aggiungono grado et ornamento, considerato
- pagina 260 -

Edizione Torrentiniana
    nelle difficultà di tale arte. Egli di sua mano ordinò e disegnò
    i principii del detto pavimento, e nel Duomo fece una tavola, che a suo
    tempo si mise allo altar maggiore e poi ne fu levata per mettervi il ta-
    bernacolo del Corpo di Cristo ch'al presente si vede. Fece ancora per
30   Siena in campo d'oro assai tavole, et in particulare una in Fiorenza in
    Santa Trinita. Dipinse poi moltissime cose in Pisa, in Lucca et in
    Pistoia per diverse chiese, che tutte furon lodate in dette città, onde gli
    acquistarono nome e fecero grandissima utilità.
    Costui non si sa dove morisse né che parenti o facultà lasciasse: basta
35   che, per avere egli lasciato erede l'arte de la invenzione della pittura nel
    marmo di chiaro e scuro, merita per tal beneficio nell'arte commendazione
    e lode infinita, onde sicuramente si può annoverarlo fra i benefat[t]ori
    ch'allo essercizio nostro aggiungono grado et ornamento, attesoché coloro
- pagina 260 -
pagina precedentepagina successiva