Volume 1

Edizione Giuntina
    fatta, che ella diventa dura. E chi volesse anco farla d'altro co-
    lore, può agevolmente, perché mettendovi dentro terra rossa overo
    cinabrio o minio la farà giuggiolina o di somigliante colore; se ver-
    derame, verde; et il simile si dice degli altri colori. Ma è bene da av-
5   vertire che i detti colori vogliono esser fatti in polvere e stiacciati e,
    così fatti, essere poi mescolati con la cera, liquefatta che sia. Fassene
    ancora - per le cose piccole e per fare medaglie, ritratti e storiette et
    altre cose di basso rilievo - della bianca, e questa si fa mescolando con
    la cera bianca biacca in polvere, come si è detto di sopra. Non tacerò
10   ancora che i moderni artefici hanno trovato il modo di fare nella cera
    le mestiche di tutte le sorti colori, onde, nel fare ritratti di naturale di
    mezzo rilievo, fanno le carnagioni, i capegli, i panni e tutte l'altre cose
    in modo simili al vero che a cotali figure non manca, in un certo mo-
    do, se non lo spirito e le parole.
15   Ma per tornare al modo di fare la cera: acconcia questa mistura e
    insieme fonduta, fredda ch'ella è, se ne fa i pastelli, i quali nel ma-
    neggiarli dalla caldezza delle mani si fanno come pasta, e con essa
    si crea una figura a sedere, ritta o come si vuole, la quale abbia sotto
    un'armadura per reggerla in se stessa o di legni o di fili di ferro,
20   secondo la volontà dell'artefice, et ancor si può fare con essa e senza,
    come gli torna bene; et a poco a poco col giudicio e le mani lavoran-
    do, crescendo la materia, con istecchi d'osso, di ferro o di legno si
    spinge indentro la cera, e con mettere dell'altra sopra si aggiugne e
    raffina, finché con le dita si dà a questo modello l'ultimo pulimento.
25   E finito ciò, volendo fare di quegli che siano di terra, si lavora a si-
    militudine della cera, ma senza armadura di sotto o di legno o di
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Edizione Torrentiniana
    fa una certa sodezza dapoi ch'è lavorata, nello stare fatta, che ella diven-
    ta dura. Acconcia questa mistura et insieme fonduta, fredda ch'ella è, se
    ne fa i pastelli, i quali nel maneggiarli dalla caldezza delle mani si fanno
30   come pasta, e con essa si crea una figura a sedere, ritta o come si vuole, la
    quale abbia sotto una armadura per reggerla in se stessa o di legni o di fili
    di ferro, secondo la volontà dello artefice, et ancor si può fare con essa e
    senza, come gli torna bene; et a poco a poco col giudizio e le mani la-
    vorando, crescendo la materia, con istec[c]hi d'osso, di ferro o di legno si
35   spinge indentro la cera, e con metterne dell'altra sopra si aggiugne e raf-
    fina, finché con le dita si dà a questo modello l'ultimo pulimento. E finito
    ciò, volendo fare di quegli che siano di terra, si lavora a similitudine della
    cera, ma senza armadura di sotto o di legno o di ferro perché li farebbe
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